Commercialista Dr. Angelo Calò

Sono dipendente posso aprire Partita IVA?

Sei assunto con un contratto di lavoro dipendente ma hai una seconda entrata monetaria derivante dallo svolgimento di un’attività professionale autonoma: devi aprire Partita IVA?

Ad esempio sei un docente assunto con contratto di lavoro subordinato, lavori a scuola al mattino e al pomeriggio dai ripetizioni ai ragazzi o vendi corsi online.

In tempi di crisi occupazionale, di riduzione degli stipendi e del monte ore di lavoro, la maggior parte dei dipendenti assunti a contratto indeterminato o determinato deve trovare un escamotage per assicurarsi in reddito extra.

Sorge un dubbio a tale riguardo: si può aprire Partita IVA? Nonostante l’errata convinzione, essere lavoratore dipendente non è incompatibile con lo svolgimento di una contemporanea attività di lavoro da freelancer.

Pertanto, anche i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato possono permettersi di aprire la Partita IVA.

Tuttavia, bisogna prestare massima attenzione in quanto nel settore pubblico è probabile che viga il principio di esclusività del rapporto.

Scopriamo in questa guida quando è possibile aprire Partita, anche nei casi in cui si sia assunti con contratto di lavoro subordinato.

1. Aprire Partita IVA: è possibile anche se sono dipendente?

Chiariamo subito il dubbio: è possibile percepire una busta paga dal datore di lavoro e, contemporaneamente, introitare altri redditi derivanti da lavoro autonomo.

La scelta di avere un doppio reddito, da dipendente e da autonomo, può essere dettata dalla possibilità di guadagnare un extra profitto e dalla volontà di migliorare la propria condizione economica.

Negli ultimi tempi è incrementato il numero delle Partite IVA, in particolare di coloro che già percepiscono uno stipendio da lavoro dipendente.

Ma i dubbi in effetti non sono pochi, specie se si è dipendenti del settore pubblico.

1.1 Dipendente privato

Un dipendente privato può aprire partita IVA e lavorare anche come libero professionista, freelancer, start upper senza problemi di compatibilità, pur mantenendo in essere il proprio lavoro da dipendente, a patto che non vi sia concorrenza con il datore di lavoro.

Pertanto, se non vi è esplicito divieto, non ci sono problemi di coesistenza tra le due attività (di lavoro da dipendente e da autonomo).

Per non incorrere in problematiche con il datore di lavoro, non vige alcun obbligo di comunicazione al datore di lavoro, ma è meglio informare l’azienda della doppia attività svolta.

Lo stesso articolo 2105 Codice Civile prevede l’obbligo del lavoratore di non divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa e di non trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore.

Violare l’obbligo di fedeltà costituisce un inadempimento contrattuale e, nella maggior parte dei casi, integra la giusta causa di licenziamento, oltre ad essere tenuto al risarcimento dei danni subiti dal datore di lavoro (cfr. Cass. n. 6473/1993).

1.2 Dipendente pubblico e Partita IVA

Veniamo all’annosa questione dell’apertura della Partita IVA da parte dei dipendenti pubblici.

Per prima cosa, è necessario verificare se le regole generali autorizzano l’apertura della partita IVA.

Una volta ottenuto il “permesso”, è necessario controllare se nel regolamento dell’Ente locale ci sia qualche impedimento.

Una volta che ti sei accertato che puoi aprire la Partita IVA con tranquillità senza rischiare nulla, rivolgiti ad un Commercialista di fiducia e segui gli step necessari per non sbagliare.

In linea generale, il dipendente del settore pubblico se lavora full time è tenuto a prestare la propria attività esclusivamente verso il proprio Ente.

Pertanto, non è sempre facile avviare un’attività imprenditoriale o professionale contemporaneamente all’impiego pubblico.

In questi casi, il lavoratore pubblico a tempo pieno può emettere una notula a prestazione occasionale con ritenuta d’acconto.

La prestazione deve essere occasionale, non superare i 30 giorni, non deve esserci nessun conflitto d’interessi, non deve interferire con il lavoro da dipendente e deve essere svolta al di fuori dell’orario di lavoro.

Per i dipendenti del settore pubblico assunti a tempo parziale la situazione è ben diversa.

Per coloro che hanno un orario di lavoro inferiore al 50% di quello a tempo pieno, il principio di esclusività non vige.

Pertanto, è possibile tranquillamente aprire la Partita IVA, ma prima assicurati di leggere attentamente il regolamento dell’ente pubblico per cui lavori e verificare che non ci siano divieti.

In sintesi, chi ha orari di lavoro a tempo pieno può soltanto svolgere collaborazioni occasionali.

Mentre chi lavora con contratto part-time (inferiore al 50%) può valutare tranquillamente l’apertura della partita IVA.

In tutti i casi, comunque sia, ti consiglio di farti dare un’autorizzazione scritta dall’Ente locale per cui lavori.

2. Partita IVA e lavoro dipendente: contributi previdenziali INPS

Se un lavoratore dipendente a tempo indeterminato full time decide di avviare un’attività imprenditoriale e di aprire Partita IVA, non è necessaria l’iscrizione alla Gestione commercianti dell’INPS né il versamento di ulteriori contributi.

Una volta avviata l’attività imprenditoriale, l’Istituto di Previdenza invierà al lavoratore una comunicazione in merito all’iscrizione alla Gestione commercianti.

Il soggetto interessato dovrà spiegare le ragioni che prevedono la cancellazione dell’iscrizione e provare l’esistenza del rapporto di lavoro dipendente, allegando una copia dell’ultima busta paga percepita.

In caso di contratto di lavoro a tempo determinato si deve necessariamente valutare se il periodo trascorso come lavoratore dipendente può essere considerato prevalente rispetto all’attività commerciale esercitata.

3. Aprire Partita IVA: quale regime fiscale scegliere?

Una volta compreso che puoi tranquillamente aprire la Partita IVA, dovrai seguire tutti gli step necessari: compilare ad hoc tutta la documentazione scaricabile dall’Agenzia delle Entrate, comunicare il Codice ATECO corretto e scegliere il regime fiscale a te più conveniente.

Oltre al regime ordinario, assai più oneroso e con più adempimenti da assolvere, potrai optare per il Regime Forfettario.

Dal primo gennaio 2019 è possibile aderire al Forfettario se non si superano i 65.000 euro annuali. Fino al 2018 non era affatto così, i limiti di ricavi annuali che non dovevano essere superati erano compresi tra 25.000 Euro e 50.000 Euro.

 

Per maggiori informazioni e per ricevere una Consulenza personalizzata in merito all’apertura della Partita IVA, contattami!

Ti aspetto,

Angelo Calò